Codice Civile art. 2502 - Decisione in ordine alla fusione (1).Decisione in ordine alla fusione (1). [I]. La fusione è decisa da ciascuna delle società che vi partecipano mediante approvazione del relativo progetto. Se l'atto costitutivo o lo statuto non dispongono diversamente, tale approvazione avviene, nelle società di persone, con il consenso della maggioranza dei soci determinata secondo la parte attribuita a ciascuno negli utili, salva la facoltà di recesso per il socio che non abbia consentito alla fusione e, nelle società di capitali, secondo le norme previste per la modificazione dell'atto costitutivo o statuto. [II]. La decisione di fusione può apportare al progetto di cui all'articolo 2501-ter solo le modifiche che non incidono sui diritti dei soci o dei terzi. (1) V. nota al Capo X. InquadramentoLa rubrica dell'art. 2502 è esplicita nell'individuare l'oggetto della disposizione nella decisione in ordine alla fusione. La norma attribuisce la competenza in merito alla approvazione della medesima in capo alle società che partecipano alla fusione e, più specificamente, agli organi all'uopo deputati. Il secondo capoverso è frutto della riforma legislativa, sensibile alle peculiarità organizzative delle società di persone, nel cui organigramma non dispongono di un organo deliberante analogo all'assemblea dei soci. A tal fine la disposizione attribuisce la competenza ad approvare la decisione in merito alla fusione alla maggioranza dei soci determinata secondo la parte attribuita a ciascuno agli utili e, trattandosi di un'operazione straordinaria, conferendo la facoltà di esercitare il diritto di recesso ai soci che non vi consentano. La competenza dei soci si spiega in ragione della circostanza che la fusione è, non solo una operazione strategica per gli enti coinvolti, ma anche una operazione modificativa delle condizioni di investimento e di rischio: in questa prospettiva, è stata definita una operazione “supergestoria” che incide sugli interessi primordiali dei soci in materia tanto di attività quanto di investimento (così, esattamente, Vattermoli, 859). La decisione in ordine alla fusione è stata, pertanto, ritenuta fattispecie idonea a determinare l'esclusione volontaria del socio dalla società. A seguito della modifica legislativa, l'atto di decisione assume particolare rilevanza per i soci, i quali potranno apportare, in detta sede, eventuali modifiche tali tuttavia da non incidere sui diritti dei soci o dei terzi. Le delibere adottate nel corso della procedura di fusione hanno autonoma rilevanza e pertanto le stesse, nelle more della suddetta procedura, possono essere autonomamente impugnate dai soggetti interessati. La mancata impugnazione della delibera di approvazione del progetto di fusione rende dunque intangibile quanto deciso dagli organi degli enti coinvolti nell'operazione, e conseguentemente si potrà solo verificare se l'atto di fusione sia conforme al progetto approvato (ed ormai «cristallizzato» in difetto di autonoma impugnazione della citata delibera di approvazione) ovvero se l'atto in questione presenti vizi suoi propri. (Trib. Roma, 25 gennaio 2016). La decisione in ordine alla fusione come potere modificativo in capo ai sociNelle società di capitali la decisione deve avvenire secondo le norme previste per la modificazione dell'atto costitutivo o dello statuto. Nelle società di persone, invece, la decisione deve essere adottata con il consenso della maggioranza dei soci determinata secondo la parte attribuita a ciascuno negli utili. In entrambi i casi è salva una diversa maggioranza eventualmente prevista dall'atto costitutivo o dallo statuto. Si evidenzia, in particolare, che nelle società di persone il legislatore ha così inteso derogare al principio unanimistico che regola, in generale, le modifiche del contratto sociale (Magliulo, 294).
La decisione in ordine alla fusione ha sempre ad oggetto il progetto di fusione precedentemente predisposto dagli amministratori delle società che vi partecipano. Trattandosi di un'operazione che coinvolge gli interessi di più soggetti giuridici, la decisione, presa dai rispettivi organi, deve essere deliberata avendo riguardo al medesimo progetto. La dottrina ha perciò rinvenuto nel progetto di fusione i caratteri di una proposta contrattuale, sulla quale saranno chiamati a pronunciarsi gli organi deliberativi delle società partecipanti alla fusione (Spolidoro, 88). Potendo i medesimi apportare delle modifiche al progetto, è evidente come anche le altre società dovranno deliberare in merito, onde poter raggiungere un consenso in idem placitum. Pertanto, in tale eventualità, le altre società dovranno approvare detto progetto con deliberazione integrativa (Laurini, 654). La decisione conferisce ai soci un potere modificativo in ordine al progetto di fusione, non configurandosi più come atto di approvazione dovuto sul progetto predisposto dagli amministratori. La Cassazione ha evidenziato come la decisione in ordine alla fusione permanga nella sfera decisionale dei soci, non potendo «...invero considerarsi atto gestorio dell'impresa amministrata, imputabile all'amministratore, essendo invece atto della stessa società amministrata, ai cui soci spetta la scelta di procedervi (artt. 2502 e 2504-novies c.c.) ...» (Cass. n. 7914/2015). Il legislatore fa salvi alcuni elementi del progetto, rendendoli immodificabili in sede di decisione. Gli interessi tutelati attengono ai diritti dei soci o dei terzi, che non possono essere pregiudicati dalla decisione modificativa. L'interesse dei creditori consiste nel non vedere modificata la garanzia patrimoniale generica su cui poter soddisfare il proprio credito, risultando perciò «neutre» le indicazioni del progetto relative al rapporto di cambio, al conguaglio in denaro, alle modalità di assegnazione delle azioni o il termine dal quale inizieranno a percepire gli utili. Secondo la dottrina, sono da escludere modifiche che attengono al rapporto di cambio e/o al conguaglio in denaro, nonché quelle che riguardano le modalità di assegnazione delle quote e delle azioni (Vattermoli, 862; Perrino, 1537). In verità, anche per i creditori sussisterebbe un interesse a non modificare il rapporto cambio, almeno quando siano possessori di obbligazioni convertibili (Santagata, 410). Quanto invece ai possessori di strumenti finanziari partecipativi che attribuiscono diritti amministrativi o possessori di azioni speciali, gli stessi sono chiamati ad approvare il progetto di fusione in seno alle assemblee speciali nel caso in cui le modifiche alterino in maniera quantitativa o qualitativa il rapporto tra le categorie di azioni, dando altrimenti luogo ad una fattispecie di responsabilità in capo agli amministratori. La società è responsabile sia contrattualmente che extracontrattualmente in caso di approvazione ed esecuzione di un progetto di fusione basato su di un'incongrua determinazione del rapporto di cambio (Trib. Milano 23 maggio 2003). Il rapporto di cambio non può subire modificazioni neanche attraverso una delibera di aumento del capitale sociale della società incorporante (Trib. Verona 19 ottobre 1994). Maggioranze richieste e diritto di recessoPer le società di capitali trovano applicazione le norme in tema di modifiche statutarie anche per l'approvazione del progetto di fusione, salvo che l'atto costitutivo o lo statuto non abbiano previsto quorum più elevati. Nelle società di persone invece, la maggioranza si determina per quote di interesse e non per teste, ovvero in relazione alla parte attribuita a ciascun socio agli utili. Vi è chi vi rinviene in tale previsione la rilevazione per cui la fusione sia un procedimento sempre più orientato sul profilo organizzatorio della società (Perrino, 520). I soci che non approvino il progetto di fusione possono esercitare il diritto di recesso. Non si ha violazione del dovere di informazione incombente sugli amministratori, se in sede di delibera di fusione per incorporazione, i soci non siano stati informati della possibilità di esercitare il diritto di recesso, in quanto la legge non pone in merito alcun obbligo (Trib. Brindisi 13 gennaio 2000). BibliografiaLaurini, Sub art. 2502, in Commentario alla riforma delle s.p.a., a cura di Bianchi, Milano, 2006; Perrino, Sub art. 2502, in Società di capitali: commentario, a cura di Niccolini, Stagno d’Alcontres, III, Napoli, 2004; Santagata, Le fusioni, in Tr. Colombo -Portale, Torino, 2004; Spolidoro, Fusioni e scissioni di società, Torino, 1994 ; Vattermoli, La fusione, in Trattato delle società, tomo I, diretto da Donativi, Milano, 2022, 826. |